Posted by on gen 13, 2013 in Senza categoria | 0 comments

L’origine delle rose galliche di François Joyaux

Due sono le caratteristiche fondamentali che presenta il gruppo delle rose galliche.

In primo luogo esso è uno dei rari gruppi tra i più importanti di rose antiche che discendono direttamente da una rosa botanica di chiara identificazione, ossia la Rosa gallica, e non da una varietà orticola dalle origini più o meno oscure, come le Centifolia, le Damascena, le Cinesi, eccetera.

In secondo luogo, i gruppi di rose comparsi tra il diciottesimo e il diciannovesimo ossia nel periodo moderno, presentano tra le loro componenti genetiche una parte che discende direttamente dal gruppo delle galliche.

Questa premessa chiarisce i motivi per i quali molte delle ricerche filogenetiche vengono orientate sulle rose galliche.

DALLA SPECIE BOTANICA ALLA MEDICINALE

La specie delle galliche fondatrice di tutte le varietà appartenenti al gruppo è ovviamente la Rosa gallica.

Essa presenta una estesa varietà fenotipica soprattutto se si fa riferimento al colore dei petali. Infatti si tratta di una specie molto allogama dal momento che il numero di ibridi interspecifici di Rosa Gallica è molto ampio e tra i più conosciuti citiamo Rosa macrantha, Rosa francofurtana, Rosa dupontii, ecc.

L’areale della Rosa gallica comprende l’Asia Minore e le coste Atlantiche, ma anche la Scandinavia fino ai confini del Mediterraneo.

Fin dal diciannovesimo secolo di potevano incontrare esemplari di Rosa gallica nella stessa Francia, ma ai giorni nostri sta diventando sempre più rara tanto da essere stata annoverata tra le piante protette fin dal 1982.

Uno dei motivi d’interesse delle galliche è che, partendo da questa specie botanica, si può ricostituire in modo abbastanza preciso sia la filogenesi sia la storia del gruppo.

Per poter tracciare la storia della Rosa gallica è necessario partire dalla comparsa della Rosa gallica ‘officinalis’ nota anche con la denominazione di “Rosa degli speziali” o “Rose de Provins”, appellativo con il quale erroneamente spesso si è soliti indicare l’insieme del gruppo orticolo.

Rosa gallica ‘Officinalis‘ sembra derivare direttamente da Rosa gallica tramite duplicazione, con un numero di petali che passa da 5 a 15-20, il fiore che diventa più grande, ed in generale una pianta che acquista forza e diventa più grande.

Secondo la letteratura corrente si tende a indicare la Rosa gallica ‘Officinalis’  quale una semplice mutazione di Rosa gallica.

In ogni caso sarebbe comunque utile poter condurre delle indagini specifiche volte a capire se ci siano state ugualmente delle ibridazioni o addirittura delle modificazioni morfologiche dovute alla semplice messa in coltura: non sembra che fino ad oggi siano state condotte ricerche specifiche in merito.

Dal punto di vista storico il processo che ha portato dalla Rosa gallica alla Rosa gallica ‘Officinalis’ è diretta conseguenza della diffusione della rosa selvatica coltivata a scopi medicinali. Queste rose infatti venivano spesso utilizzate dalle medicine tradizionali per sfruttarne le proprietà astringenti e toniche. Lo storico Plinio il Vecchio fu il primo a descrivere le virtù di questa rosa che era quindi coltivata nei giardini dei semplici e non nei giardini d’ornamento.

LA ROSA GALLICA IN FRANCIA

A questo punto si pone una questione: in quale momento si fa risalire la comparsa della Rosa gallica ‘Officinalis’?

La tradizione attribuisce la sua introduzione a Thibault IV detto Le Chansonnier (1201-1253) re di navarra e Conte di Champagne e di Brie, di ritorno delle Crociate attorno al 1240.

In realtà questa è una leggenda puramente romantica che non si fonda su alcuna cronaca certa ma che fu avanzata da tale Opoix, speziale di Provins nella sua ‘Storia e descrizione della città di Provins’.

D’altronde, secondo altre fonti, la “Rose de Provins” sarebbe stata introdotta in Francia al tempo del “buon re René”, vale a dire nel XV secolo.

La realtà è che si ignora completamente quale sia la vera epoca di comparsa di questa rosa. Secondo alcuni studiosi essa corrisponderebbe alla ‘Rose de Milet’ citata già da Plinio il Vecchio e quindi risalirebbe addirittura all’epoca romana.

Di contro il manuale di medicina intitolato ‘Rosa gallica’ pubblicato da Champier a Parigi nel 1514 riporta l’illustrazione della specie botanica a cinque petali e non la Rosa di Provins, perciò l’incertezza risulta essere totale.

DALLA OFFICINALIS ALLA VERSICOLOR

La seconda tappa fondamentale nel raccontare la storia di questa specie consiste nel passaggio da Rosa gallica ‘Officinalis’ a Rosa gallica ‘Versicolor’ ossia la trasformazione di una rosa coltivata per le sue proprietà medicinali ad una coltivata ormai esclusivamente per la sue qualità ornamentali.

Anche in questo caso si presenta una questione che avrebbe necessità di essere approfondita attraverso specifiche ricerche scientifiche. 

Una volta ancora, sorge la questione che dovrebbe essere oggetto di ricerca. Infatti con il nome di Rosa gallica ‘Versicolor’, s’indicano due rose diverse. Da una parte, si trovano, anche se raramente, allo stato naturale, degli esemplari di Rosa gallica (5 petali) con colore mutato, queste hanno delle striature porpora e bianche, e sono dunque Rosa gallica ‘Versicolor‘ selvatica. D’altra parte, esiste la varietà nota a tutti gli amatori di rose antiche, cioè la Rosa gallica ‘Versicolor‘ orticola a 15-20 petali. Quest’ultima è anch’essa presentata come una mutazione di Rosa gallica ‘Officinalis’, cosa effettivamente dimostrata dal fatto che su una stessa pianta di Rosa gallica ‘Versicolor‘ si possono trovare dei fiori regrediti simili a fiori di Rosa gallica ‘Officinalis‘.

Il dubbio che sorge riguarda l’origine effettiva della Rosa gallica ‘Versicolor’ ossia se essa derivi effettivamente da ‘Officinali’ in seguito a mutazione del colore o se, al contrario, si debba far discendere dalla ‘Versicolor’ selvatica in seguito a duplicazione dei petali.

Le ricerche genetiche non hanno ancora risolto questa questione.

L’epoca durante la quale apparve Rosa gallica ‘Versicolor‘ (orticola) è oscura quanto l’epoca nella quale apparve ’Officinalis‘. Secondo alcuni archeologi italiani se ne possono già vedere sugli affreschi (recentemente restaurati) della “Casa del Bracciale d’Oro” a Pompei.

Secondo altri studiosi invece la sua comparsa risale alla fine del sedicesimo secolo. Thomas Hanmer autore del testo Garden Book del 1659 e altri studiosi inglesi sostengono che questa rosa comparve per la prima volta a Norfolk qualche hanno prima della pubblicazione di quello stesso libro.

Ma anche in questo caso, come nel precedente, non abbiamo prove certe che fanno propendere per una o per l’altra ipotesi.

Comunque sia con Rosa gallica ‘Versicolor’, si usciva dai giardini dei semplici entrando nei giardini ornamentali, cioè nella fase delle galliche orticole apprezzate solamente per la loro bellezza.

I più antichi cataloghi dei vivaisti giunti fino a noi proponevano questo fiore tra le piante ornamentali e non tra quelle medicinali, come invece avveniva per l’’Officinalis’ che tra l’altro aveva un prezzo molto più accessibile rispetto alla ‘Versicolor’.

LE ANTICHE GALLICHE OLANDESI

Si deve agli ibridatori provenienti dai Paesi Bassi lo sviluppo e la commercializzazione delle galliche. Le più antiche varietà orticole tra quelle ancora oggi diffuse provengono proprio da quelle zone dell’Europa e secondo alcuni cominciarono a diffondersi fin dal diciassettesimo secolo.

Anche questa però è un’informazione che non risuluta confermata da nessuna fonte certa, poiché un’opera comeLe Jardinier Hollandais”, pubblicato ad Amsterdam nel 1669, da Jan Van Der Groen, sia in francese sia in olandese, che catalogava le varietà (galliche ed altre) che si potevano trovare allora nei Paesi Bassi, ne cita soltanto una ventina.

Questo fatto è invece accertato per la seconda metà del XVIII secolo.

In Francia invece i numerosi vivaisti che si occupavano di galliche le coltivavano assegnandogli una denominazione francofona (ecco il motivo dei tanti sinonimi) e le inserivano così nei loro cataloghi. In particolare alcuni vivaisti si specializzarono proprio nell’introduzione di varietà olandesi.

Questo, ad esempio, era il caso di Monsieur François, giardiniere del Re, nel sobborgo Saint-Antoine a Parigi.

Nel suo catalogo del 1790 proponeva circa 200 specie e varietà, delle quali molte avevano conservato il loro nome olandese: ‘Fluwell Roos‘, ‘Groote Purper Roode‘ ecc., ma oggi è molto difficile sapere con esattezza a che cosa corrispondessero. Ma altre sono state annotate in francese ed alcune, galliche, sono ancora coltivate; ‘Bizzare Triomphant‘, ‘Lustre d’Eglise‘, ‘Soleil Brillant‘, ecc. Questa tradizione di galliche olandesi proseguirà sino all’inizio del XIX secolo. Il grande collezionista parigino che era André DuPont (1756-1817) si riforniva in parte nei Paesi Bassi. Gli archivi nazionali francesi riportando anche traccia d’ordinativi fatti dall’Imperatrice Joséphine a vivaisti olandesi. Si sa ad esempio, che la collezione di Malmaison contava nel 1810, tra le sue galliche, i “Rosier Yan Eeden” di un vivaista di Harlem: Redouté ne fornirà un’illustrazione nel volume II (1821) della sua opera “Les Roses“, con questo commento di Thory: “Magnifica varietà di Rose de Provins, ottenuta da seme da Van Eeden, abile vivaista di Harlem con la quale decorò nel 1810 i bei giardini di Malmaison“.

Una grande quantità di galliche continuarono ad arrivare dai Paesi Bassi anche dopo il primo Impero (1804-1814) in particolare dalla regione in cui sorgeva la città di Gand, che diventerà belga nel 1830: nel 1817, un catalogo come quello di C. Lanckman, della città di Gand ne proponeva numerose (con il loro nome francese). Nel 1828, un quarto delle galliche inventariate da N. Desportes nel suo Rosetum Gallicum, proveniva ancora dai Paesi Bassi. Ed in un certo modo è sempre questa tradizione che sarà seguita da un grande ottenitore belga come Louis Parmentier ad Enghien (1782-1847).

Questa situazione si modificò sostanzialmente a seguito della conquista dei Paesi Bassi da parte della Francia durante la Rivoluzione,  che comportò la loro trasformazione in Repubblica prima e in Regno d’Olanda annesso all’impero poi.

L’imposizione del blocco continentale comportò l’estromissione dal mercato britannico e i vivaisti olandesi furono costretti a commercializzare gran parte delle loro rose in Europa subendo in ogni caso la grande concorrenza da parte dei vivaisti francesi che finirono con il monopolizzare la creazione e la coltivazione delle galliche e di altre rose.

LE ANTICHE OLANDESI ANCORA IN COLTIVAZIONE

Ma torniamo alle antichissime varietà galliche che ci vengono dai Paesi Bassi. Tra quelle di fine Settecento e primi Ottocento, con origini olandesi certificate, con un’autenticità dunque verosimile, ed ancora in coltivazione, citiamo qui:

- ‘Belle Parade‘:dall’Almanach Guerrapain del 1811, ma che è probabilmente molto anteriore. Verosimilmente introdotta in Francia da Descemet.

- ‘Belle sans Flatterie‘: dipinta da Salomon Pinhas, il miniaturista del castello di Napoleonshohe (Cassel, Germania) nel 1806. Forse introdotta in Francia dal vivaista Godefroy.

- ‘Bizzare Triomphant‘: nel catalogo François (Parigi) già dal 1790.

- ‘Carmin Brillant‘: forse una creazione di Corneille Stegerhoek (Norwyck, Paesi Bassi), citata dal catalogo Du Pont già dal 1813.

- ‘Grande et Belle’: Almanach Guerrapain del 1811.

- ‘La Belle Sultane‘: introdotta da Du Pont prima del 1811.

- ‘Le Rosier l’Eveque‘: nel catalogo François già dal 1790.

- ‘Lustre d’Eglise’: nel catalogo François già dal 1790. Aveva come sinonimo ”Pivoine des Hollandais” (peonia degli olandesi).

- ‘Napoléon‘: Vibert scrive nel 1822: “Le rose conosciute qualche anno fa con il nome di Napoleone, Marie Louise e Re di Roma, sono d’origine olandese.

- ‘Ombre Superbe‘ nell’ Almanach Guerrapain del 1811.

- ‘Ornement de la Nature‘ : prima del 1814.

- ‘Soleil Brillant‘ nel catalogo François del 1790.

- ‘Velours Pourpre’: Almanach Guerrapain del 1811. Forse una creazione di Stegerhoeck (Norwyck, Paesi Bassi)

IL PRIMO GRANDE OTTENITORE FRANCESE DI GALLICHE: JACQUES-LOUIS DESCEMET (1761-1839)

Jacques-Louis Descemet fu il primo grande ibridatore francese di galliche e, al pari di Du Pont e dell’imperatrice Josèphine, si riforniva da coltivatori dei Paesi Bassi. Differentemente dagli altri però fu il primo a coltivare sistematicamente questa specie e a mettere un numero importante di novità in commercio.

Abbiamo ricostruito nel dettaglio la sua biografia, pubblicata nel 2000-2001 nel bollettino dell‘Associazione Rosa Gallica (n° 6-8).Nato nel 1761, in una famiglia di giardinieri nel Giardino degli Speziali di Parigi.

Descemet fondò il suo laboratorio a Saint-Denis nel 1792 ed iniziò a “seminare” verso il 1804. Dopo l’Impero, per motivi sia politici, sia finanziari, lascerà la Francia e per stabilirsi ad Odessa dove diventerà direttore del Giardino Botanico. Tra le sue creazioni, tutte realizzate tra il 1804-1814, periodo corrispondente esattamente al Primo Impero, le galliche occuparono un posto preponderante. In totale, conosciamo i nomi di 214 delle sue creazioni: di queste, 147 sono galliche, il gruppo di rose più diffuso all’epoca. Oggi, di queste rose ci restano 12 varietà dall’autenticità chiaramente stabilita, altre 8 delle quali l’attribuzione a Descemet non è ben chiara, e 5 delle quali è sicuramente dell’ottenitore, ma dall’autenticità dubbia, e che ad oggi, non sono forse più coltivate. Le galliche di Descemet delle quali siamo più sicuri sono: ‘Adèle‘, ‘Agathe Fatime‘, ‘Agathe Nouvelle‘, ‘Belle Biblis‘, ‘Belle Flore’, ‘Belle Galathée’, ‘Belle Hélène’, ‘Belle Pourpre Violette‘, ‘Imperatrice Joséphine‘, ‘La Gloire des Jardins’, ‘Le Grand Sultan’, ‘Minerve‘. Queste varietà sono dunque le più antiche galliche autenticamente francesi, le prime dunque a meritare pienamente l’appellativo” Rose di Francia”.

I CATALOGHI DI VIBERT

Prima di esiliarsi in Russia, nel 1815 Descemet vendette a Jean Pierre Vibert (1777-1866), vivaista di fresca data installato a Chennevières-sur Marne, una gran parte della sua collezione e dei suoi 10.000 semi.

Questo acquisto fu il vero inizio di una carriera che si concluderà ad Angers nel 1851. E’ grazie ai primi cataloghi di quest’ultimo che si conoscono con precisione gli ottenimenti di Descemet. E come Vibert, durante la sua lunga carriera, metterà in commercio una maggioranza di galliche: ce ne restano oggi circa una sessantina.

Così Descemet, e soprattutto Vibert, furono durante l’epoca migliore delle galliche, cioè durante la prima metà del XIX secolo, i due grandi coltivatori di questo tipo di rose.

Altri vivaisti, metteranno in commercio delle galliche. Tra questi dobbiamo citare almeno Miellez, Parmentier (Belgio) Laffay, Mme Hèbert, ecc. Senza parlare poi di diversi amatori come Roeser, Desprez, Gendron ed altri.

 

LA COLLEZIONE DI “LA COUR DE COMMER”

Durante la prima metà del XIX secolo si può stimare che il numero delle galliche messe in commercio furono almeno 2000. Tra queste solo 300 sono ancora coltivate oggi e la collezione completa si trova nel Roseto La Cour de Commer.

Nel 1998 il catalogo esaustivo è stato pubblicato dalla “Imprimerie Nationale” con il titolo “La Rose de France“, e

nel 2000 è stata classificata “collezione nazionale” dal “Conservatoire français des collections végétales

spécialisées” (CCVS).

Grazie alla collaborazione tra il Laboratorio di Fitochimica dell’Università di Lione, diretto dal Professor Jay, poi da M. Heizman, direttore al Centro Nazionale della Ricerca Scientifica, e Mme Fernet, dell’Istituto Nazionale di Ricerca Agronomica (stazione d’Angers), questa collezione è stato oggetto di una ricerca genetica approfondita.

Il DNA di tutte le varietà esistenti è stato estratto ed è stata redatta un’analisi dei componenti principali. Questa ricerca è particolarmente interessante, non soltanto perché focalizza la sua attenzione su un gruppo chiave nella filogenesi delle varietà orticole, ma anche perché ci risulta che sia la prima volta che un gruppo di rose sia studiato nel suo insieme. I primi risultati saranno pubblicati incessantemente, secondo modalità diverse, rivolte sia alla comunità scientifica da una parte e sia agli amatori dall’altra.

Noi approfittiamo di quest’occasione per ringraziare tutti quelli che hanno contribuito alla costituzione di questa collezione ed al suo studio, in modo particolare, il signor Franchellin, responsabile della Collezione di Haÿ-les Roses, la signora Brumme, responsabile di quella di Sangerhausen (in Germania), ed i signori Jay e Heizman già nominati.